sabato 25 giugno 2011

"Questo ricordo lo vorrei raccontare". Mario Giacomelli.

Mario Giacomelli, 1 agosto 1925- 25 novembre 2000. Fotografo e tipografo di Senigallia. 


"Io non ho mani che mi accarezzino il volto"



Scanno (Abruzzo)

Se vivessi almeno un giorno
se potessi vivere.
Se io vivrò
non saprò mai se era vero.
Chiuderò gli occhi
e mi vedranno morire.
Non ci sarà né prima né dopo.
Lascerò la mia porzione
in un chiuso giardino di sogni
e in tutti i posti
in tutte le vie
staranno a raccontare
il rovescio della mia vita
Dove muore la morte
...
Non sapranno mai se era vero.
Mario Giacomelli

Foto di Paolo Biagetti. 

E' la foto di un'artista: Mario Giacomelli che di mestiere, o dovrei dire, per passione e con senso del mestiere, lavorava in una tipografia. Oggi in questa ubicazione c'è un negozio che vende qualcosa, e ogni volta che ci passo davanti mi sembra che si sia persa la solita occasione. Era a mio avviso, una memoria da conservare.


Il mondo conosce Mario Giacomelli per quello che è stato, cioè un grandissimo fotografo, e io, che in questa città ci vivo da vent'anni, l'ho conosciuto di persona, l'ho visto spesso passeggiare per il corso, l'ho visto incastrato dietro al bancone di quella tipografia troppo piccola per poter contenere tutto quel che c'era dentro. Ci ho parlato qualche volta, e ho saputo dopo, molto tempo dopo, che a New York così come a Tokio, passando per Parigi, quell'uomo era conosciuto e molto apprezzato per le sue fotografie. Lui a questioni così secondarie, sembrava non dargli peso. Conosco gente, chi non ne conosce? che si cuce addosso con orgoglio eccessivo e spesso fuori luogo, l'etichetta di "A.R.T.I.S.T.A", e lui, che ne aveva i titoli, niente. Non una posa, niente di niente.
Un uomo gentile, disponibile, con occhi pieni di rughe e storie che ancora oggi ci è dato di vedere attraverso la sua arte. Lo si indovinava anche in mezzo alla folla, lungo le vie della città, per quella nuvola di capelli bianchi che gli incorniciavano il viso, e gli creavano un volume speciale tutt'intorno. A volte me lo immaginavo in bianco e nero, come fosse egli stesso una foto. E in effetti, esistono molti ritratti  che hanno fatto di lui un soggetto artistico molto interessante.

Amo molto anche l'originalità dei titoli che ha scelto per le sue foto, titoli che evocano contesti, sensazioni precise: "Io non ho mani che mi accarezzino il volto" ,"un uomo, una donna, un amore","A Silvia","Omaggio a Spoon River","Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" ,"Felicità raggiunta si cammina","Ho la testa piena mamma","Luna vedova" ,"Questo ricordo lo vorrei raccontare".
La lista è molto più lunga e dettagliata, e siccome non sono un'esperta ma solo un'appassionata, quello che voglio fare in questo blog è ricordare Mario Giacomelli, visto che sono dieci anni che ci ha lasciati, ma solo fisicamente. 
Vi invito a visitare il sito, a conoscere questo grande artista, perché è un piacere per gli occhi, anche quando tratta di soggetti pesanti, come per le scene dell'ospizio. Non ci sono belle modelle in posa fra i suoi scatti. Solo vita vera, e gente che la sua storia ce l'ha scolpita in faccia, sul corpo...un corpo vissuto, senza che sia motivo di vergogna o inadeguatezza, come oggi il marketing vuole farci credere con insistenza.
La ruga non è "poetica", è solo una ruga, e il corpo che non è bello o brutto, ma una testimonianza alla quale il bianco e nero, per paradosso, conferisce più colore e intensità. Le sue nature morte ricordano a tratti i dipinti di Giorgio Morandi, mentre in alcune foto di ambienti rurali, a volte fotografati dall'alto come mappe topografiche, vedo tratti che mi fanno pensare a Van Gogh.

La sua passione per la fotografia la coltiva con gli amici del gruppo fotografico Misa.
L'avvocato Cavalli, che fu una guida importante per Giacomelli, parla di questa associazione come di un gruppo modesto che evita ogni forma di pubblicità e polemica: 
"... cerchiamo insomma di tenerci fuori dalle solite diatribe... sul realismo? Astrattismo? Lirismo? Polemiche che servono, molte volte solo a turbare chi ha desiderio di lavorare. A noi fa piacere, invece, esser lasciati tranquilli al nostro lavoro. Che è un lavoro calmo: ci vuole del tempo per formare un gusto artistico cosciente; ci vuole del tempo per togliere ai giovani i difetti di tecnica, i difetti di stile, i facili abbandoni a un sentimentalismo di maniera; fargli capire ad esempio che Chopin è sentimento ma "La biondina in gondoleta" è sentimentalismo... il sentimentalismo porta alla oleografia, come l'intellettualismo, specie se nasce da nozioni mal digerite, porta al deserto, intendo deserto poetico...."
Questa dichiarazione mi ha fatto pensare una volta di più alla linea di confine che esiste fra chi crea arte e chi, dall'altra parte cerca di incasellarla in una definizione.
L'associazione Misa si colloca prima (al concorso nazionale) fra tutte le associazioni italiane, e sono certa che tantissimi abitanti della città, ancora oggi, non ne sanno un bel niente.
Aggiungo ancora un'estratto dell'intervista rilasciata da Cavalli:
"Sì, è un bel successo; ma non è il solo. Nello stesso concorso nazionale un nostro socio, Mario Giacomelli, ha vinto il primo premio con il complesso delle sue opere, fra tutti i partecipanti. Vincere con un complesso di opere significa essere in grado di dimostrare una personalità.... ma adesso se vuoi farti un'idea più efficace del nostro clima, vai a far due chiacchiere con Giacomelli. Tu lo conosci; starà certo lavorando nella sua piccola tipografia..."
Questo il pensiero di Giacomelli:
"Certo che sono contento di aver vinto ad un concorso nazionale. Tanto più che fotografo soltanto da un anno circa. La fotografia mi piace moltissimo sento che con essa mi è possibile esprimere i miei sentimenti. Non è sempre facile, ci sono difficoltà anche tecniche e, come quando uno parla non trova a volte la parola adatta per esprimere quello che ha dentro, così in fotografia ogni tanto si vorrebbe dire ma non si riesce. Sono grato a Cavalli che fin dai miei primi passi mi ha sempre incoraggiato e sostenuto. Credo che siano parecchi in Italia i giovani che gli devono gratitudine. Egli ci lascia liberi di seguire la strada che più ci piace, si limita soltanto a consigliarci nella scelta e a sorvegliarci nel gusto. E che la guida sia saggia è dimostrato dal fatto che è stato lui a selezionarmi i lavori che al concorso nazionale mi hanno fatto, con molta gioia, vincere. Lo dica, per piacere: perché so di avergli dato una consolazione. E ne sono felice."

"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi"

Pietro Donzelli invece gli dà questo consiglio, al quale il fotografo rimarrà sempre molto fedele:

“Cerchi sempre di sintetizzare in pochi elementi i suoi argomenti, inventi delle fotografie, la sua sensibilità gliele suggerirà certamente. A volte basta un suono o una voce per creare dentro di noi un’immagine o dei personaggi. Li racconti questi personaggi, prima a se stesso, poi agli altri con una sequenza di immagini… Sarà dura la sua strada, come è dura la mia, perché la malinconia non è sempre accettata dagli uomini che cercano di sfuggirla. Si ricordi però che il cammino degli artisti è fatto solo di tristezza e di dolore. Nascono per consolare la tristezza degli altri … Faccia ogni tanto una personale cercando di raccontare per immagini…”.

Questo ricordo lo vorrei raccontare. 


"Ritorno" è una serie di foto che realizza nel 2000, anno della sua morte, e si ispira ad una poesia di Giorgio Caproni:
Sono tornato la'
dove non ero mai stato.
Nulla da come non fu
è mutato.
Sul tavolo (sull'incerato
a quadretti)ammezzato
ho ritrovato il bicchiere
mai riempito. Tutto
è ancora rimasto quale
mai l'avevo lasciato.
Ciao Mario.



Luisa

2 commenti:

  1. Complimenti all'autore della panoramica giacomelliana, articolata, puntuale e captativa.
    Sarebbe da correggere il nome dell'autore della foto dell'artista postata come Paola Biagetti anzichè Paolo Biagetti. Grazie infinite e cordialità.
    Paolo Biagetti

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  2. Scusa per la svista Paolo. Cerco di stare attenta a quello che scrivo, soprattutto quando cito altre persone, ma come sai, sulla rete circolano anche notizie inesatte, quindi può succedere di riportare qualche scemenza, anche se in buona fede. Grazie per la precisazione e per i complimenti.
    "L'autrice" ;-)

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